domenica 3 luglio 2011

LE VOCI NARRANTI FUORI CAMPO NEI TELEFILM


In una delle tante storie scritte da Edgar Allan Poe il protagonosta raccontava in prima persona, descrivendo le sue paure, le sue emozioni, al lettore, il quale si poteva identificare con lui e provare le stesse emozioni. Ma i brividi che può dare un libro sono diversi da quelli che regala la televisione. Così dal lettore si è passati al telespettatore, e le emozioni, grazie alle immagini visive, sono incrementate.
Oggi, vediamo come alcuni telefilm abbiamo diciamo “copiato” lo stile del genio delle storie del terrore, grazie alla narrazione di ogni singolo episodio fatta da una voce fuori campo, - che solitamente appartiene al protagonista della serie televisiva – la quale descrive le scene, le proprie sensazioni. Narrazioni che sono riflessioni all’inizio e alla fine di una giornata, oppure solo pensieri su altri personaggi o sulla vita in genere. Narrazioni a fine episodio che ci danno un finale contornato di morale. Una lezione che abbiamo imparato – o dobbiamo ancora imparare.
Ecco qui che vi presento quattro telefilm e due generi, che come stile narrativo si somigliano abbastanza.
Cos’hanno in comune Sex and the City, Scrubs, Grey’s Anatomy e Gossip Girl?
Apparentemente i quattro telefilm hanno una voce narrante che all’inizio e alla fine dell’episodio aggiunge delle riflessioni. Di solito, al protagonista l’ardua sentenza di tirar fuori delle riflessioni.
In Sex and the City c’è Carrie, in Scrubs c’è J.D., in Grey’s Anatomy c’è Meredith Grey, infine in Gossip Girl è l’omonima blogger a narrare. Scrubs e Grey’s Anatomy hanno delle eccezioni, poiché in alcuni episodi non sono i protagonisti a dar voce alle loro sensazioni, ma altri personaggi più o meno importanti nella serie.
Lo stile narrativo dello show newyorkese Sex and the City all’inizio era caratterizzato da momenti in cui Carrie parlava direttamente ai telespettatori, commentando le varie situazioni che stavano succedendo in quel preciso istante grazie ad un fermo immagini. Poi, dalla seconda stagione si cambia, e questo originale stile viene abbandonato, per dar voce a sensazioni, descrizioni di eventi, sempre narrati dal punto di vista di Carrie, o fatti tramite la redazione dei suoi articoli di giornale.
Come SATC, anche con Gossip Girl restiamo a New York per curiosare tra l’élite di Manhattan. La voce narrante, come già detto prima, è l’omonima blogger di cui nessuno conosce la vera identità. La narrazione di GG è caratterizzata da una piccola introduzione all’episodio in cui la blogger ci racconta le ultime novità e gli avvistamenti dei giovani newyorkesi protagononisti della vicenda – di cui conosciamo i nomi, Serena, Blair, Nate, Chuck, Dan soprannominato “ragazzo solitario” da Gossip Girl, Jenny “piccola J”, Vanessa – e dei loro rispettivi genitori – anche loro spesso al centro delle storie. La voce fuori campo della blogger si sente anche durante l’episodio, in particolare quando i ragazzi ricevono gli sms con aggiornamenti sui pettegolezzi, e tramite Gossip Girl anche noi veniamo a conoscenza di questi rumors. Ogni episodio, infine, si conclude con Gossip Girl che fa una specie di resoconto della giornata appena trascorsa, anticipando qualche altro pettegolezzo e salutando con l’ormai famoso “xoxo Gossip Girl”.
Scrubs e Grey’s Anatomy oltre ad avere in comune il genere televisivo – entrambi sono medical drama – hanno il fatto di avere una narrazione ad ogni episodio piuttosto simile. Infatti il più giovane tra i due, Grey’s Anatomy – nato nel 2005, quando Scrubs sapeva già parlare e camminare da quattro anni –  fu spesso criticato all’inizio della sua nascita proprio perché la protagonista, Meredith Grey, era la voce fuori campo ad ogni inizio e ogni fine episodio, lasciando lo spettatore con qualche riflessione da appuntare. Scherzosamente, la serie è anche citata nel corso di Scrubs, più precisamente in un episodio della sesta stagione, durante un dialogo tra Cox ed Elliot. Il dottor Cox cita Grey's Anatomy affermando che “una melensa voce fuori campo fa sempre il riassunto all'inizio di ogni puntata e lega insieme tutte le trame che è ciò che mi piace di meno in televisione"; Elliot gli risponde dicendo: "mi piacciono le voci fuori campo di Grey's Anatomy, tranne quando sono troppo vaghe o generiche", e proprio in quel momento passa J.D. che riassume nella sua testa l'episodio.
Altra caretteristica che entrambe le serie hanno in comune è che in alcuni episodi non è solo il protagonista a parlare, ma anche altri membri del cast. Così se in Scrubs ci capita di vedere e sentire i pensieri di Turk, Elliot, Cox o Todd, in Grey’s Anatomy si alternano i pensieri di Cristina e Derek. Nella sesta season premiere le riflessioni finali sono lasciate ai protagonisti stessi, i quali, a turno, acconsentono di dire una frase ciascuno.
Le voci fuori campo mi hanno sempre appassionato. Sarà perché sembra di trovarsi dentro una storia vera e propria. Sarà per il fatto che ci si sente più vicini ai personaggi stessi, perché ci sembra di sentirli, di capirli, di “leggerli nel pensiero” letteralmente. Tornando all’introduzione dell’articolo, vi lascio con una frase di Edgar Allan Poe, a proposito dei racconti i prima persona e degli autori, “Come regola generale, nessun scrittore dovrebbe far figurare il suo ritratto nelle sue opere. Quando i lettori hanno gettato un’occhiata alla fisionomia dell’autore, di rado riescono a mantenersi seri.”

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