Mai fidarsi delle apparenze. Mai fidarsi solo delle parole. La gente mente di continuo e lo fa non attraverso delle sillabe, ma attraverso gli occhi e i gesti. Altrimenti perché diremmo che gli occhi sono lo specchio dell’anima? A investigare e scoprire i traditori del governo e i serial killer, ci pensano due squadre investigative molto speciale: da una parte il CBI (California Bureau Investigation) di The Mentalist, dall’altra una sezione speciale dell’FBI di Lie To Me. Ciò che caratterizza le due serie tv è l’affrontare “il cattivo, il nemico” con la psicologia, con l’arte dell’osservazione dei volti umani. Niente scene di lotta, di combattimento o cose simili. Il tutto sta nell’accurata osservazione dei dettagli. Un po’ come se si osserva un fenomeno scientifico e si cerca di capirne tutti i perché e i cosa abbia creato il processo. I due telefilm sembrano uguali, eppure sono diversi per certi versi. Entrambi si focalizzano su un personaggio principale, che ha un background alle spalle, una storia da raccontare, e nel corso della serie ne scopriremo i vari segreti che ci sono dietro. Procediamo con ordine.
In The Mentalist, il protagonista è un consulente, ex truffatore ed ex finto sensitivo, che dopo aver preso per i fondelli il noto serial killer Red John, si ritrova con moglie e figlia uccise dallo stesso killer. Il colpo è fortissimo per il protagonista, che in seguito decide di accettare lavoro come consulente per il CBI, dove, grazie alle sue doti da mentalist – non si definisce mai un sensitivo – aiuta la sua squadra a risolvere i casi. The Mentalist appare meno scientifico rispetto a Lie To Me, e più incentrato sui casi di omicidio. A volte, con il suo spirito troppo sicuro di sé, il consulente Patrick Jane rischia di mettere in pericolo le vite delle persone che gli stanno accanto. La tensione è meno alle stelle, in quanto Patrick fa affidamento sul suo istinto e su una serie di supposizioni, che alla fine si rivelano sempre giuste, per scovare gli assassini e risolvere così gli omicidi.
In Lie To Me, la cosa si fa più intrigante; l’austero, puntiglioso e a volte altezzoso, Cal Lightman, riesce a capire tramite una micro espressione del viso, se la persona davanti a lui sta mentendo. Naturalmente anche Lightman, come Jane, è aiutato da un gruppo di ricercatori e psicologi. A differenza di The Mentalist, Lie To Me è in un certo senso più reale, in quanto i casi prendono spunto da fatti realmente accaduti, che coinvolgono il governo e l’opinione pubblica. Tanto per rendere il tutto più interessante, il personaggio di Lightman è basato su Paul Elkam, un rinomanto psicologo esperto del linguaggio del corpo e di microespressioni. Questo a dimostrare come le persone mentono in media 3 volte all’interno di una conversazione di 10 minuti. Come già citato prima, questo telefilm è più scientifico e accurato nel raccontare i fatti. Il telefilm è basato su scienza reale – per questo ci sembra più vero nei fatti – che utilizzano alcune agenzie federali di sicurezza nazionale, per scovare i traditori e i politici assassini.
Due telefilm così uguali eppure così diversi, che ci presentano due personaggi alquanto interessanti con una caratteristica in comune: capire quando le persone mentono. Due stili di vita e due metodi diversi di presentarsi e di investigare – Patrick Jane è più estroverso, solare, divertente, che rende la serie poliziesca di intrattenimento, tuttavia diventa severo e senza scrupoli quando si parla di Red John e la sua voglia di vendetta esce fuori; Cal Lightman è austero, altezzoso, sa quello che fa e quello che dice, anche se spesso ferisce i sentimenti altrui, o non si accorge delle persone che ha intorno – che possono colpire, divertire ma sicuramente mai annoiare. Due serie innovative che nel corso delle stagioni, ci sveleranno nuovi metodi d’indagine e nuovi casi veranno risolti. Quando si dice, “guardare in faccia la verità”, queste due serie tv hanno esattamente capito come fare.
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